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      Tumore della prostata

      *** Pagina in aggiornamento ***

      In condizioni normali la prostata ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. Le patologie che colpiscono la prostata sono molto comuni, soprattutto dopo i 50 anni, e per la maggior parte benigne. Spesso però si presentano con sintomi che potrebbero essere confusi con quelli del tumorei e proprio per questo è importante effettuare una diagnosi differenziale.

      Che cos’è?

      Il tumore della prostata ha origine dalle cellule presenti all’interno della prostata, che cominciano a crescere in maniera incontrollata sotto l’influsso degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita.

      Quali sono i fattori di rischio?

      L’eziologia del tumore della prostata è multifattoriale ed è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici ed ambientali. Tra i principali fattori di rischio ci sono:
      • Età (l’incidenza di questo tumore aumenta con l’età)
      • Fattori ormonali (elevati livelli di testosterone e del fattore di crescita insulino-simile 1 predispone all’insorgenza del tumore)
      • Storia familiare di tumore alla prostata (riguardante circa il 25% dei pazienti)
      • Fattori genetici (9% sono forme ereditarie e rappresentano il 43% nei pazienti con età inferiore ai 55 anni)
      • Dieta con un eccessivo apporto calorico e di grassi
      • Obesità
      • Fumo

      Qualche numero

      In Italia, come in molti Paesi Occidentali, il carcinoma della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra i maschi e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. In Italia sono circa 564.000 le persone con pregressa diagnosi di tumore della prostata e nel 2020 erano stimati circa 36.000 nuovi casi, pari al 18,5% di tutti i tumori maschili. L’incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi decenni una costante tendenza all’aumento, in particolare intorno agli anni 2000, in concomitanza con la maggiore diffusione del test dell’antigene prostatico specifico (PSA) quale strumento per lo screening opportunistico. Il 55% di queste diagnosi è stato formulato da meno di 5 anni e il 14% da più di 10 anni. La maggior parte delle diagnosi viene formulata in individui di età avanzata, 6.811 casi ogni 100.000 riguarda infatti ultrasettantacinquenni. La quota di gran lunga maggiore dei pazienti è presente al Nord (1.428 casi ogni 100.000 abitanti nel Nord-Ovest, 1.395 nel Nord-Est) rispetto al Centro (1.015) e al Sud (588).

      Nel 2020, nel nostro Paese, si sono stimati 6.800 decessi per cancro prostatico, pur dovendo sottolineare che le comorbidità generalmente presenti nelle persone anziane possono rendere complesso separare i decessi per tumore della prostata da quelli con tumore della prostata. Il tasso di mortalità è di 30-35 decessi ogni 100.000 abitanti all’anno. In considerazione della diversa aggressività delle differenti forme tumorali, il carcinoma prostatico, pur trovandosi al primo posto per incidenza, occupa il terzo posto nella scala della mortalità, che nella quasi totalità dei casi riguarda persone con più di 70 anni. Si tratta comunque di una causa di morte in costante moderata diminuzione (-1,9% per anno) da oltre un ventennio.

      Complessivamente la frazione di guarigione del tumore della prostata supera il 75%. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, non considerando la mortalità per altre cause, è attualmente attestata al 92% a 5 anni dalla diagnosi e del 94% a ulteriori 5 anni se condizionata al superamento del primo anno dopo la diagnosi. Il principale fattore correlato a questa tendenza temporale è dato dall’anticipazione diagnostica e dalla progressiva diffusione dello screening opportunistico, con distribuzione disomogenea sul territorio nazionale.