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      Malattia di Crohn

      *** Pagina in aggiornamento ***

      Che cos’è?
      La malattia di Crohn è caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che può colpire tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano. In circa il 90% dei casi, la malattia colpisce maggiormente l’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e il colon.

      La malattia di Crohn, che rientra nel novero delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (IBD), è caratterizzata da un’errata risposta del sistema immunitario al cibo, ai batteri e ad altre entità che vengono erroneamente scambiate per sostanze estranee. Le aree colpite dall’infiammazione sono spesso irregolari e collocate tra parti di intestino sano.

      La malattia di Crohn può colpire le persone in modi diversi ed essere associata a numerose comorbidità fisiche e psicologiche come la depressione, lo stress, l’anemia e il cancro colorettale.

      La malattia di Crohn può impattare sulla qualità di vita di un paziente in modo significativo:

      1. Attività quotidiane come trovare un bagno pubblico e pianificare lunghi periodi di viaggio possono essere incredibilmente difficili
      2. Può avere un impatto emotivo pesante, come dimostra il fatto che molte persone presentano segni di depressione e stress, inquietudine, perdita di appetito, ansia, affaticamento e insonnia

      Quali sono i fattori di rischio?

      La causa scatenante della malattia di Crohn è sconosciuta, ma si ritiene siano coinvolti più fattori. Degli studi hanno mostrato come la patologia dipenda da una predisposizione genetica: più del 20% delle persone che ne sono affette, infatti, hanno un parente stretto (genitore, figlio o fratello) con una patologia infiammatoria cronica dell’intestino (IBD). Anche dei fattori ambientali possono avere un ruolo nello sviluppo della malattia di Crohn, che è più comune nei Paesi sviluppati e in aree urbane. La patologia è diffusa soprattutto in zone dai climi nordici, come ad esempio il Canada e i Paesi scandinavi, anche se vi è una prevalenza molto alta anche in specifici Paesi dell’emisfero sud, come la Nuova Zelanda e l’Australia.

      Altri fattori sono:

      1. Reazioni anomale del sistema immunitario
      2. Virus e batteri

      Quali sono i sintomi?

      I sintomi della malattia di Crohn possono variare a seconda di quale parte del tratto intestinale viene prevalentemente colpita. Molti hanno sintomi della patologia e manifestazioni violente, seguite da periodi di remissione (quando i sintomi sono meno severi).

      I sintomi più comuni sono:

      1. Diarrea ricorrente
      2. Dolori addominali e crampi
      3. Affaticamento
      4. Perdita di peso
      5. Sangue e muco nelle feci
      6. Blocchi intestinali/fistole/ulcere

      Come viene diagnosticata?

      La malattia di Crohn è diagnosticata attraverso una combinazione di test di laboratorio e indagini con metodiche di imaging. I primi test di laboratorio mettono in luce i segni di infiammazione, infezione e sanguinamenti interni. L’ecografia, la TAC, la risonanza magnetica, la colonscopia e la gastroscopia sono utilizzate in aggiunta per localizzare la patologia lungo il tratto intestinale e capirne la severità.

      Qualche numero

      In Italia, la malattia di Crohn, colpisce circa 100.000 persone. Benché potenzialmente tutti possano essere affetti da questa patologia a qualsiasi età, solitamente questa si manifesta in una fascia di età compresa tra i 15 e i 35 anni, tanto negli uomini quanto nelle donne.

      Trattamenti

      Gli indici più comuni utilizzati per misurare la severità e gli esiti della malattia di Crohn sono il Crohn’s Disease Activity Index (CDAI), l’Harvey-Bradshaw index (HBI) e l’Inflammatory Bowel Disease Questionnaire (IBDQ):

      1. il CDAI e l’HBI sono degli indici di valutazione dei sintomi della patologia, che quantificano i sintomi della malattia di Crohn e misurano i miglioramenti ottenuti con i trattamenti
      2. L’IBDQ è un indice usato per misurare la qualità di vita correlata allo stato di salute in pazienti adulti

      L’obiettivo dei trattamenti clinici è quello di ridurre l’infiammazione che è causa dei sintomi, migliorare la prognosi sul lungo termine e limitare l’insorgenza delle complicanze. Nei migliori dei casi, questi possono portare non solo ad un alleviamento dei sintomi ma anche ad una remissione nel lungo periodo.

      I cinque principali trattamenti per la malattia di Crohn sono:

      1. Aminosalicilati (5-ASA)
      2. Corticosteroidi
      3. Immunomodulatori convenzionali (metotressato, azatioprina, 6 mercatopurina)
      4. Antibiotici
      5. Terapie biologiche

      Sono stati fatti progressi significativi nel trattamento della malattia di Crohn. Una volta i 5-aminosalicilati erano comunemente usati e sono ancora prescritti per la gestione dei sintomi nelle malattie da lievi a moderate ma non hanno dimostrato efficacia nella guarigione delle mucose. Gli antibiotici, anch’essi ampiamente utilizzati, dovrebbero essere limitati al trattamento di complicanze come ascessi e fistole.

      La gestione farmacologica comprende pertanto l’utilizzo di corticosteroidi, immunomodulatori e biologici. Ciascuno di essi svolge un ruolo importante nell’indurre e mantenere la remissione sul lungo periodo.

      L’intervento chirurgico può rendersi necessario quando l’uso dei farmaci e la dieta non riescono a controllare a lungo i sintomi o altre complicazioni. La necessità di un intervento chirurgico è piuttosto comune, e si arriva fino al 57% dei pazienti che richiedono almeno un intervento chirurgico nel corso della vita. La chirurgia è spesso necessaria per trattare fistole, ascessi e malattie perianali.

      Sebbene questo possa ridurre i sintomi per un periodo di tempo prolungato, circa il 20% dei pazienti operati presenta una ricomparsa della sintomatologia a un anno dall’intervento.