*** Pagina in aggiornamento ***
TUBERCOLOSI
Che cos'è?
La tubercolosi è causata da un batterio, il Mycobacterium tuberculosis, chiamato comunemente Bacillo di Koch (dal nome del medico tedesco che lo scoprì). Nella maggior parte dei casi interessa i polmoni ma possono essere coinvolte altre parti del corpo. Nel 2018, 10 milioni di persone nel mondo si sono ammalate di tubercolosi e la malattia ha portato al decesso di 1,5 milioni di persone (2).
Come si trasmette e quali sono i sintomi?
La Tubercolosi si trasmette per via aerea, attraverso le secrezioni respiratorie emesse nell’aria da un individuo contagioso, per esempio tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Attraverso le vie aeree i batteri raggiungono e si depositano nei polmoni dove cominciano a crescere e moltiplicarsi. I sintomi della Tubercolosi polmonare sono tosse (che dura più di 3 settimane), dolore toracico, febbre e sudorazioni notturne. Nel tempo, la tosse può essere accompagnata da presenza di sangue nell’espettorato. Altri sintomi includono stanchezza e debolezza, perdita di peso. I sintomi della Tubercolosi polmonare possono essere lievi per mesi. Questo può portare ad un ritardo nella diagnosi e alla trasmissione dell’infezione.
Come viene curata?
La Tubercolosi è una malattia curabile attraverso l’uso di diversi antibiotici per un periodo di tempo piuttosto lungo. Purtroppo, la diffusione di trattamenti incompleti o non correttamente assunti ha portato all’insorgenza di batteri resistenti agli antibiotici, il che ha determinato forme di malattia più difficilmente curabili.
Qualche numero
La Tubercolosi è presente soprattutto nel Sud Est Asiatico, nel Pacifico Occidentale e in Africa. L’Italia è un Paese a bassa incidenza di Tubercolosi dove vengono notificati ogni anno circa 4000 nuovi casi.
In Italia, nel 2017, la percentuale di casi di tubercolosi multiresistente è stata pari al 2,5% dei casi notificati.
EBOLA
Che cos'è e come si trasmette?
La malattia da virus Ebola (EVD) nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave e spesso fatale per l’uomo. La trasmissione avviene per contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (es. saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi. È documentata la trasmissione nosocomiale per contatto diretto tra personale sanitario e pazienti affetti da EVD.
Quali sono i sintomi?
I soggetti affetti da EVD sono contagiosi fino a quando il virus è presente nel sangue e nelle secrezioni biologiche. L’incubazione può andare da 2 a 21 giorni, a cui fa seguito generalmente un esordio acuto caratterizzato da febbre, astenia, mialgie, artralgie e cefalea. Con il progredire della patologia possono comparire astenia profonda, anoressia, diarrea (acquosa talvolta con presenza di muco e sangue), nausea e vomito. I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali (ematemesi e melena, petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie), compaiono in oltre la metà dei pazienti affetti da EVD, in genere dopo una settimana dall’esordio. Nella fase terminale della EVD il quadro clinico è caratterizzato da tachipnea, anuria, shock ipovolemico, sindrome da insufficienza multi-organo.
La letalità, a seconda delle epidemie e delle specie di ebolavirus, varia dal 25% al 90%.
Approcci terapeutici
Non esiste ancora un trattamento provato per EVD.
Un regime vaccinale sperimentale contro l’Ebola è stato appositamente elaborato per sostenere la vaccinazione preventiva nei paesi a rischio di epidemia di Ebola, così come per altri gruppi a rischio quali operatori sanitari, operatori di laboratorio BSL4, militari in missione in altri paesi, personale aeroportuale e visitatori in paesi ad alto rischio.